La Serbia è attualmente coinvolta in una complessa crisi politica e sociale, caratterizzata da instabilità politica, tensioni sociali e ambiguità geopolitiche tra Europa e Russia. Il Partito Progressista Serbo (SNS) ha consolidato un dominio quasi egemonico, riducendo lo spazio democratico e alimentando il malcontento. La crisi sistemica serba combina dimensioni politiche, socio-economiche e identitarie. Il governo ha risposto con repressione e narrazioni difensive, ma ciò potrebbe accentuare la frattura tra Stato e società. Le nuove generazioni, in particolare gli studenti, giocano un ruolo centrale nelle proteste, chiedendo dignità e trasparenza. Un dialogo tra governo e opposizione appare poco realistico, mentre la Serbia rischia un ulteriore isolamento internazionale. La situazione interna influisce sulle relazioni con l’Unione Europea e gli attori regionali, con la Serbia che si trova in una posizione geopolitica ambigua tra est e ovest. Nei prossimi mesi si prevede un’alta tensione e l’ipotesi di elezioni anticipate o di una deriva autoritaria. La Serbia è considerata uno strumento della guerra ibrida russa, pur mantenendo una propria agenda nazionale. La distinzione tra utilizzare e essere utilizzati dalla Russia è sottolineata, con Belgrado che sfrutta l’ambiguità per rafforzare la propria posizione. Tuttavia, questa strategia potrebbe trasformarsi in una trappola geopolitica, isolando la Serbia dal progetto europeo.

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