Il 20 novembre 1945, a Villarbasse, un colpo di rapina si trasformò in una strage che segnò la storia italiana. Quattro uomini, intenti a derubare un avvocato durante una festa di famiglia, si trovarono costretti a cambiare piano dopo che uno di loro venne riconosciuto. Per eliminare i testimoni, condussero dieci persone in cantina, colpendole a morte e gettandole in una cisterna.

Questo omicidio di massa, unico nel suo genere in Italia, portò alla condanna a morte dei tre rapinatori, che furono fucilati. Si trattò dell’ultima esecuzione capitale nel Paese prima dell’abolizione della pena di morte. Maurizio Pilotti, autore del libro “Il massacro della Cascina”, ha ricostruito questa vicenda, sottolineando il contesto di povertà e difficoltà del dopoguerra italiano.

Pilotti ha descritto il processo come rapido, con una forte pressione per infliggere una punizione esemplare. L’atteggiamento dei media dell’epoca, che relegavano notizie di omicidi a poche righe, rifletteva una società segnata dalla guerra e dalla violenza quotidiana.

Il libro di Pilotti non si limita a giudicare gli eventi, ma offre uno spaccato di un’Italia in crisi, invitando a riflettere non solo sulle dieci vite spezzate, ma anche sul destino dei tre assassini, fucilati in un clima di giustizia sommaria.

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