Un’operazione di polizia contro il Comando Vermelho a Rio de Janeiro ha provocato oltre 130 morti, rendendola la più cruenta nella storia della città. Durante i raid, le forze dell’ordine hanno utilizzato elicotteri e blindati, mentre i narcotrafficanti hanno risposto con droni e armi pesanti, trasformando le favelas di Complexo do Alemão e Penha in un campo di battaglia.

Il Comando Vermelho, attivo dagli anni Settanta, è uno dei principali gruppi di narcotraffico in Brasile, in competizione con altre consorterie come il PCC e la Família do Norte. La sua influenza si estende oltre Rio, con alleanze storiche con narcotrafficanti messicani e colombiani.

Secondo il criminologo Vincenzo Musacchio, queste operazioni sono inefficaci e violano i diritti umani. Egli sostiene che colpire la manovalanza non risolve il problema, poiché i vertici dell’organizzazione operano da lontano. Musacchio avverte che tali blitz potrebbero innescare rappresaglie violente da parte dei narcotrafficanti, aggravando la situazione.

Per affrontare il narcotraffico, Musacchio propone un approccio che combatta anche la corruzione e le cause socio-economiche che spingono le persone verso il crimine. Sottolinea la necessità di un intervento internazionale, poiché le organizzazioni criminali moderne si sono evolute e infiltrano l’economia legale.

Il governatore di Rio, Cláudio Castro, ha criticato la mancanza di supporto federale e le restrizioni della Corte Suprema sulle operazioni nelle favelas. Musacchio concorda con la Corte, evidenziando che la lotta al narcotraffico richiede strategie più ampie e non solo operazioni militari, che spesso portano a violazioni dei diritti civili e a un alto costo in vite umane.

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