La manovra da 18 miliardi di euro del governo Meloni continua a suscitare divisioni all’interno della maggioranza, in particolare riguardo ai fondi da prelevare dalle banche. L’esecutivo punta a ottenere almeno 5 miliardi dal settore bancario per finanziare misure a favore delle fasce più deboli, nonostante le opposizioni degli istituti di credito. Questo compromesso ha generato tensioni politiche tra i partiti della coalizione.

Nel suo nuovo libro, Bruno Vespa riporta che Meloni ha spiegato la decisione a Carlo Messina, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, sottolineando che, su 44 miliardi di profitti previsti per il 2025, circa cinque andranno a sostenere i più vulnerabili. Tuttavia, questa misura comporterà una riduzione degli utili per le banche stimata oltre l’11%.

Matteo Salvini ha accolto favorevolmente il sostegno della premier, affermando che le banche, che hanno registrato 112 miliardi di utili, devono contribuire. Al contrario, Antonio Tajani, vicepremier e leader di Forza Italia, ha dichiarato che l’accordo sulle banche è definitivo.

L’opposizione critica aspramente la manovra. Il Partito Democratico, attraverso Antonio Misiani, ha definito la situazione “surreale”, lamentando l’assenza di garanzie per i cittadini. Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, ha accusato il governo di non avere il coraggio di imporre una tassazione adeguata. Infine, Angelo Bonelli di Alleanza Verdi Sinistra ha bollato la misura come un’anticipazione fiscale che non incide realmente sulle banche, paragonando Meloni a uno sceriffo di Nottingham.

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