Il 30 ottobre, la maggioranza di governo, composta da Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, ha approvato una riforma della giustizia che prevede la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri. La premier Giorgia Meloni e il ministro della Giustizia Carlo Nordio hanno definito la riforma “storica”, sottolineando i benefici in termini di imparzialità ed efficienza, e hanno annunciato un referendum per il prossimo anno.

L’opposizione, rappresentata da Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra, si è opposta fermamente, con i leader Elly Schlein e Giuseppe Conte che hanno denunciato un presunto “accrescimento dei pieni poteri” e la subordinazione dei pubblici ministeri all’esecutivo. Hanno avviato una raccolta firme e mobilitato comitati dell’Associazione Nazionale Magistrati contro la riforma. Azione ha espresso un parere favorevole, mentre Italia Viva si è astenuta.

Per quanto riguarda la manovra economica per il 2026, che prevede un intervento tra i 18 e i 20 miliardi di euro, la maggioranza ha presentato misure considerate “eque”, tra cui un taglio dell’Irpef per i redditi medi, bonus per le mamme, congedi parentali potenziati, un incremento di 2,4 miliardi per la sanità e un aumento delle pensioni minime di 260 euro all’anno. Le coperture finanziarie sono previste attraverso una revisione della spesa e nuove tasse su banche, assicurazioni e affitti brevi, quest’ultima fonte di tensione tra Lega e Forza Italia.

Le opposizioni hanno criticato la manovra definendola “austerity recessiva”, lamentando tagli ai servizi, alta pressione fiscale e mancanza di crescita. Hanno chiesto maggiori investimenti nella sanità, misure contro l’evasione fiscale e un maggiore sostegno sociale. La maggioranza si è mostrata unita sulle riforme, ma ha evidenziato divisioni sul tema fiscale, mentre l’opposizione continua a esercitare pressione. La decisione finale spetterà al referendum e al Parlamento.

WhatsApp Facebook Messenger Copia link Telegram X.com LinkedIn Pinterest Email