Case scoperchiate, alberi sradicati e interi quartieri ridotti a cumuli di detriti: le immagini riprese da un drone rivelano l’entità dei danni provocati dall’uragano Melissa a Black River, nella parte sud-occidentale della Giamaica. Il primo ministro Andrew Holness ha definito la cittadina “il ground zero” dei danni causati dalla tempesta, la più violenta che abbia colpito direttamente l’isola dal 1988.
Melissa, approdata sulla costa come uragano di categoria 5 con venti fino a 295 chilometri orari, ha spazzato via tetti e linee elettriche, lasciando senza corrente oltre il 70% degli utenti. Le autorità hanno confermato almeno 19 vittime, mentre le operazioni di ricerca e soccorso continuano tra le macerie.
Le immagini satellitari mostrano ampie zone prive di vegetazione, con abitazioni e infrastrutture distrutte. Un funzionario della protezione civile ha commentato: “È come se la natura avesse cancellato intere comunità”. Gli esperti di AccuWeather hanno classificato l’uragano Melissa come il terzo più intenso mai osservato nei Caraibi e il più lento nel suo movimento, un fattore che ha amplificato i danni.
Scienziati e leader regionali avvertono che il riscaldamento degli oceani, causato dalle emissioni di gas serra, sta rendendo gli uragani sempre più potenti e imprevedibili. Nel frattempo, le autorità giamaicane hanno richiamato in servizio i riservisti dell’esercito per sostenere gli interventi di soccorso e la distribuzione degli aiuti, mentre scuole e ospedali restano ancora senza elettricità o acqua potabile.

 
   
   
   
   
   
         
                 
 
                 
                 
                 
                 
                 
                 
                
