I lavoratori dell’ex Ilva di Genova sono in sciopero da questa mattina, con un presidio davanti allo stabilimento di Cornigliano, a seguito della rottura del tavolo di trattativa a Palazzo Chigi. I sindacati Fim, Fiom e Uilm hanno proclamato uno sciopero di 24 ore in tutti gli stabilimenti dell’industria siderurgica, contestando il piano che prevede 6.000 lavoratori in cassa integrazione entro gennaio, di cui mille a Genova.
Il segretario generale della Fiom-Cgil, Michele de Palma, ha denunciato che il governo non ha accolto le richieste sindacali e ha accusato l’esecutivo di voler fermare gli impianti, utilizzando la formazione come strumento per evitare che i lavoratori tornino a lavorare. De Palma ha sottolineato che il piano di transizione industriale previsto in otto anni non esiste più, lasciando spazio a 6.000 esuberi e alla chiusura totale degli impianti a partire dal primo marzo.
Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha risposto affermando che non ci sarà un aumento della cassa integrazione, ma un investimento significativo nella formazione dei lavoratori, per prepararli alle nuove tecnologie green. Ha ribadito l’impegno del governo al dialogo con i sindacati e ha sottolineato l’importanza del lavoro nel settore siderurgico.
Nel frattempo, il presidio ha bloccato il traffico a Genova, con i lavoratori che hanno espresso preoccupazione per il futuro dei loro posti di lavoro. Christian Venzano, segretario generale Fim Cisl Liguria, ha definito inaccettabile la proposta del governo, sostenendo che i lavoratori non devono pagare per errori di gestione passata.

