In un contesto di crescente crisi climatica e conflitti, Papa Leone XIV ha espresso la speranza che la COP30, in corso a Belém, in Brasile, possa rappresentare un segno di unità e responsabilità collettiva. La sua missiva, letta dal cardinale Pietro Parolin, sottolinea l’importanza di superare gli interessi egoistici per lavorare insieme per il bene delle generazioni future.
Il vertice ha visto la partecipazione di circa cinquanta capi di Stato e di governo, invitati dal presidente Luiz Inácio Lula da Silva per il Belém Climate Summit. Tuttavia, quattro delle cinque principali economie inquinanti, tra cui Cina, Stati Uniti, Russia e India, non sono presenti. Gli Stati Uniti, in particolare, non invieranno rappresentanti di alto livello.
Lula ha avvertito che il tempo per agire contro il riscaldamento globale sta per scadere, denunciando le “menzogne” delle forze estremiste che ostacolano il progresso. Ha sottolineato la necessità di accelerare la transizione energetica e di proteggere la natura, mentre ha affrontato critiche per aver autorizzato l’esplorazione petrolifera nell’Amazzonia.
Il presidente ha proposto il Tropical Forest Forever Facility, un fondo per la conservazione delle foreste, ma ha ricevuto delusioni da paesi come il Regno Unito, che non hanno promesso contributi finanziari. Lula ha esortato a passare dalle parole ai fatti, sottolineando che il fallimento degli obiettivi di Parigi richiede impegni concreti.
Il segretario generale dell’Onu, António Guterres, ha dichiarato che il superamento del limite di 1,5 °C è ormai inevitabile e che ogni frazione di grado avrà conseguenze drammatiche. Ha criticato la mancanza di coraggio politico e l’assenza di azioni significative per ridurre le emissioni, evidenziando che solo l’Unione Europea ha mostrato progressi significativi nella riduzione delle emissioni.

