Il settore del commercio in Italia continua a mostrare segnali di debolezza, come confermato dai dati Istat pubblicati di recente. A settembre, le vendite al dettaglio hanno registrato un calo congiunturale dello 0,5% sia in valore che in volume rispetto ad agosto, interessando sia i beni alimentari che quelli non alimentari. In particolare, i beni alimentari hanno visto una diminuzione dello 0,4% in valore e dello 0,5% in volume, mentre i beni non alimentari hanno subito un decremento dello 0,5% in valore e dello 0,6% in volume.

Il confronto tendenziale rivela un quadro preoccupante: sebbene le vendite al dettaglio siano aumentate dello 0,5% in valore rispetto a settembre dell’anno precedente, il volume è diminuito dell’1,4%. Questo indica che, nonostante un aumento della spesa nominale dovuto ai rincari, le famiglie acquistano meno beni. I beni alimentari hanno mostrato un incremento dell’1,5% in valore, ma una contrazione dell’1,8% in volume, mentre i beni non alimentari hanno registrato cali sia in valore che in volume.

Nel settore non alimentare, i prodotti di profumeria e cura della persona hanno visto un aumento del 4%, mentre calzature e abbigliamento hanno subito contrazioni significative. La grande distribuzione e l’e-commerce hanno mostrato una crescita in valore, mentre le piccole imprese hanno registrato una flessione dello 0,4%.

Le associazioni di categoria, come Confcommercio e Federdistribuzione, hanno espresso preoccupazione per la situazione, sottolineando la necessità di misure politiche per stimolare i consumi interni. Anche il Codacons ha evidenziato l’impatto dei rincari sui prezzi, che costringono le famiglie a ridurre la quantità di spesa, pur continuando a spendere di più.

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