Belém, una città fluviale del Brasile con 1,4 milioni di abitanti, ospita per la prima volta un importante evento internazionale, la Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici del 2025 (COP30). Prima dell’apertura ufficiale, il presidente Luiz Inácio Lula da Silva ha invitato circa cinquanta leader mondiali al Belém Climate Summit per discutere le sfide climatiche. Tuttavia, quattro delle cinque principali economie inquinanti, tra cui Cina, Stati Uniti, Russia e India, non parteciperanno.
Lula ha sottolineato che “la finestra di opportunità” per affrontare il riscaldamento globale si sta chiudendo rapidamente e ha criticato le forze politiche che diffondono disinformazione per ottenere vantaggi elettorali. Ha evidenziato la necessità di accelerare la transizione energetica e proteggere la natura, sottolineando le difficoltà delle popolazioni indigene dell’Amazzonia.
Le proteste ambientaliste sono già iniziate, con attivisti che criticano l’approvazione da parte di Lula dell’esplorazione petrolifera al largo dell’Amazzonia. Nonostante le critiche, Lula promuove il Tropical Forest Forever Facility, un fondo per la conservazione delle foreste, ma ha ricevuto scarsi impegni finanziari dai paesi industrializzati.
Il segretario generale dell’Onu, António Guterres, ha dichiarato che l’obiettivo di mantenere il riscaldamento globale entro 1,5 °C è fallito e ha avvertito delle conseguenze drammatiche di un superamento del limite. Ha esortato a un cambiamento di paradigma per affrontare la crisi climatica, criticando i sussidi ai combustibili fossili e la mancanza di azioni concrete da parte dei leader mondiali.
Un rapporto dell’Unep prevede che, se non si agirà rapidamente, la temperatura globale supererà 1,5 °C entro il prossimo decennio. Attualmente, le proiezioni indicano un aumento tra 2,3 e 2,5 °C entro la fine del secolo, con l’Unione Europea come unica economia principale a ridurre le proprie emissioni.

