Un uomo di 56 anni, residente a L’Aquila, è stato accusato di aver installato microcamere nascoste in un palazzo in affitto, creando un clima di terrore tra gli inquilini. Gli appartamenti ospitavano studenti, sportivi e allievi della Guardia di Finanza, ignari di essere spiati. La scoperta è avvenuta quando una studentessa ha notato un riflesso sospetto in uno specchio del bagno, rivelando la prima telecamera camuffata.

La Polizia, intervenuta sul posto, ha avviato una perquisizione che ha portato alla scoperta di numerosi dispositivi di registrazione e 80 mila euro in contanti. Le indagini hanno ipotizzato che l’uomo potesse vendere le immagini intime rubate, trasformando la sua attività in un vero e proprio modello di business basato sulla violazione della privacy altrui. Il locatore aveva anche un’app sullo smartphone per monitorare in tempo reale le dirette degli inquilini.

Questo caso non è isolato. Negli ultimi anni, si sono verificati episodi simili in diverse località italiane, come a Cagliari, dove un gestore di B&B spiava i suoi ospiti, e a Empoli, dove una microcamera è stata trovata in un locale doccia di un ospedale. Tali situazioni evidenziano la vulnerabilità di studenti e giovani lavoratori che si trovano a vivere in affitti temporanei, spesso senza la consapevolezza dei rischi legati alla privacy.

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