Il governo ha presentato un piano per l’ex Ilva, mirato a realizzare un processo di decarbonizzazione in quattro anni, mantenendo la continuità produttiva. L’obiettivo è rendere l’Italia il primo paese europeo a produrre esclusivamente acciaio green. Durante l’incontro con i sindacati, sono emersi dettagli sui negoziati in corso con Bedrock Industries, Flacks Group e un ulteriore operatore estero, con il quale è stato firmato un accordo di riservatezza.

A partire dal 15 novembre, sarà necessario attivare un nuovo piano operativo che prevede una rimodulazione dell’assetto produttivo. Questo comporterà un incremento della cassa integrazione, che passerà da 4.550 a circa 5.700 unità, e si prevede che raggiunga le 6.000 unità dal 1 gennaio 2026, in concomitanza con il fermo delle batterie di cokefazione.

I sindacati, Fim, Fiom e Uilm, hanno bocciato il piano del governo, definendolo un “piano di chiusura” e annunciando l’organizzazione di assemblee per discutere le prossime azioni. Anche il sindacato Usb ha criticato il piano, sostenendo che non offre prospettive industriali per Taranto e il sistema siderurgico nazionale.

Oggi, la questione dell’ex Ilva sarà discussa in Aula alla Camera, dove il deputato di Forza Italia, Vito De Palma, chiederà al governo quali iniziative intenda adottare per affrontare la crisi produttiva e occupazionale di Acciaierie d’Italia.

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