Il parere negativo della Corte dei Conti rappresenta un ostacolo significativo per il Governo, ma non blocca completamente l’opera. Per affrontare questa situazione, l’esecutivo ha a disposizione diverse strategie.
In primo luogo, è fondamentale fornire una risposta tecnica e procedurale ai rilievi sollevati dalla Corte. I magistrati hanno evidenziato lacune in tre aree principali: sostenibilità economico-finanziaria, conformità normativa e aspetti ambientali e di sicurezza. Il Governo, attraverso la Società Stretto di Messina S.p.A. e il Ministero delle Infrastrutture, dovrà presentare una memoria con controdeduzioni e integrare la documentazione mancante per convincere la Sezione di controllo.
In secondo luogo, il Consiglio dei ministri può deliberare per proseguire l’iter, anche in caso di persistenza del diniego. La legge consente di registrare l’atto con riserva, una mossa che scavalca formalmente il parere negativo della Corte, ma comporta una responsabilità politica e contabile diretta.
Infine, una strategia più controversa potrebbe consistere nel tentare di “militarizzare” l’opera per bypassare alcuni vincoli legali e procedurali europei. Tuttavia, questa opzione è rischiosa e potrebbe portare a ricorsi legali che paralizzerebbero ulteriormente il progetto. Senza il visto di legittimità, qualsiasi avvio dei lavori potrebbe essere contestato, esponendo lo Stato a potenziali danni erariali.

